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Muratori influencer travolgono giornalisti dinosauri. La carta stampata, soprattutto, è stata sconvolta negli ultimi anni dal ciclone Social. Diciamo la verità, noi giornalisti non ci abbiamo capito niente. E la maggior parte di noi, continua a non capire. Taluni, sempre meno numerosi e sempre meno sicuri delle proprie certezze, protetti nelle proprie scrivanie e dai propri contratti. Gli altri, la stragrande maggioranza, negli oceani tempestosi del free-lance, delle marchette, degli uffici stampa, dei favori dei politici e ai politici.

Post brutali e pancia del Paese
Un bellissimo articolo di Federico Fubini su Corriere.it , lo trovate qui, analizza il caso di Salvatore Gangemi, 52 anni. Quest’ultimo è un ex muratore, attualmente disoccupato, di Taurianova (Reggio Calabria) che è diventato uno dei più importanti influencer politici italiani con il suo sito sputtaniamotutti.com (oggi alla terza edizione) perché sa parlare alla pancia del Paese. Rude, brutale, scontato? Forse, ma arriva facilmente alle persone.

Il mese scorso questo ex capocantiere ha generato quasi un milione e mezzo di interazioni su Facebook.

Sottolinea nel suo bellissimo articolo Fubini, e prosegue: “più del premier Giuseppe Conte, quasi il triplo del fondatore dei 5 Stelle Beppe Grillo, più del doppio del Pd e tre volte più di Marco Travaglio. Questo è il volume di commenti, condivisioni e Mi piace che Gangemi è riuscito a raccogliere in un mese con i suoi post, gli interventi sulla sua pagina. Nelle due incarnazioni precedenti, sputtaniamotutti è arrivato a raggiungere dieci milioni di lettori con un solo post”.

Giornalisti dinosauri e muratori influencer
Il mondo della stampa italiana, soprattutto della carta stampata, invece, continua a pensare che i propri articoli, le proprie opinioni, i propri commenti siano in grado di indirizzare la linea politica, che poi, oggi, vuol dire sostanzialmente i modi e i tempi di intervento di chi amministra la cosa pubblica.

Le elezioni del 4 marzo scorso sono state, lo capiremo meglio nei prossimi anni, uno spartiacque tra due mondi. Quello vecchio e quello nuovo (e non c’è nessun mondo di mezzo…): quello vecchio nel quale i giornali, i commentatori, gli autorevoli direttori contavano qualcosa, e quello nuovo in cui il consenso lo si trova direttamente, con un telefonino e una diretta Facebook, o anche scrivendo articoli intrisi di rabbia (l’odio ne è solo una conseguenza, purtroppo), la rabbia sacrosanta anche del muratore influencer.

Le prime analisi serie cominciano ad apparire, per esempio Informazione e social media secondo i policy maker realizzata da Cattaneo Zanetto & Co. e YouTrend/Quorum, in cui si spiega che “Nemmeno quelli che sono ritenuti i politici professionisti per eccellenza utilizzano i giornali per informarsi”. Ne ho già parlato in un altro articolo, lo trovi qui.

Lo Stato italiano non lo riconosco

“L’uomo più potente d’Italia”, scrive ancora l’ottimo Fubini nel suo articolo, “è un muratore disoccupato dal 2011 che ha ricevuto, con ritardo, otto dei trenta mesi di cassa integrazione assegnatigli per legge.  «Lo Stato italiano io non lo riconosco», sottolinea Gangemi. Lo ha già detto in mille modi a decine di milioni di persone, che hanno condiviso, commentato e fatto click sul bottone Mi piace di Facebook”.

Forse, sottolineo forse, meno story telling e più racconto delle storie delle persone, dei loro problemi a tirare a campare, potrebbero aiutare il giornalismo italiano a essere meno autoreferenziale. Se poi si pensa che i risultati strabilianti di influencer di Gangemi gli portano solo 600 euro al mese (una miseria paragonati ai compensi dei presunti e presuntuosi opinion maker nostrani, sempre in tv a pontificare) i motivi di riflessione dovrebbero essere ancora maggiori. Perché la differenza tra zero e 600 euro al mese a Taurianova, e anche nel resto d’Italia, è enorme.

Paolo Di Vincenzo

www.paolodivincenzo.it